Dai modelli produttivi alla gestione dei rifiuti, dalla cementificazione del territorio alla produzione agricola, dalle infrastrutture alla questione dell’acqua: non sono certo pochi gli argomenti contenuti nel ‘Decologo’ per una società ecologica, presentato da un centinaio di scienziati italiani poco prima del G7 di Bologna, riunitisi per l’occasione sotto l’etichetta RE.S.ET, ovvero la ‘Rete Scienza e Territori per una società ecologica’. 10 punti e 78 proposte per un’Italia futura senza inquinamento, sostenibile e vivibile, presentata al pubblico prima dell’arrivo dei grandi nomi della politica mondiale. A qualcuno, però, la proposta di questi scienziati in vista di una società ecologica non è piaciuta: agli scienziati, che hanno fatto richiesta di declamare il proprio decalogo ecologico per le strade del centro bolognese, è stato però proibito il passaggio nelle zone pedonali, insomma, esattamente quelle più importanti.
Di sicuro quella degli attivisti che hanno dichiarato di non credere al «teatrino dei paesi buoni che rispettano gli accordi di Parigi sul clima e che si schierano contro il cattivo Trump» e che sono convinti che «l’Italia per il rispetto degli accordi di Parigi sul clima non sta facendo nulla» è una presenza della quale la questura avrebbe fatto volentieri a meno. Così, per evitare problemi, al corteo degli attivisti per una società ecologica è stata preferita la normale tranquillità delle centralissime vie dello shopping, il che è non è di certo un gran risultato per una città che si stava accingendo ad ospitare il G7.
A prescindere dallo scontro con la questura per le zone proibite ai manifestanti, è da sottolineare il fatto che il Decologo per una società ecologica è stato promosso da oltre 200 associazioni, tra le quali Legambiente, Arci, il coordinamento nazionale No Triv, Il Forum Italiano Movimento per l’Acqua, Fairwats e A Sud. Tanti anche i nomi illustri tra gli scienziati firmatari. Tra tutti spiccano per esempio quelli del presidente dell’Associazione Meteorologica Italiana Luca Mercalli, dell’oncologo e genetista Antonio Giordano, dello storico dell’ambiente Giorgio Nebbia, dei medici dell’Isde – Medici per l’Ambiente, e del gruppo di ricerca di Bologna ‘Energia per l’Italia’.
Non ci vanno certo leggeri gli scienziati della Rete Scienza e Territori per una società ecologica nel giudicare l’operato dei governi internazionali per quanto riguarda la questione ambientale. Così come tantissimi altri Paesi, l’Italia a loro dire risulta infatti tutt’oggi fondata sui principi di insostenibilità: nel campo energetico dominano ancora le fonti fossili, il modello produttivo è basato ancora sullo sfruttamento della natura e dell’uomo, il sistema infrastrutturale è ancorato alla continua costruzione di opere impattanti e spesso superflue, la gestione dei rifiuti non riesce a svincolarsi dall’incenerimento, e in tutto questo la distribuzione di stampo clientelare degli appalti non fa che peggiorare la situazione.
Insomma, date queste premesse, l’opinione degli scienziati è che, per raggiungere davvero una società ecologica, «la risposta alla crisi ambientale non può e non deve essere esclusivamente appannaggio della rappresentanza politica e dei soggetti economici privati». No, quella che ci vuole è invece una grande alleanza tra società civile e comunità scientifica, così da poter dare concretamente il via ad paradigma di sviluppo alternativo. Sotto questo particolare punto di vista, il fatto che il questore abbia voluto negare alla comunità scientifica l’ingresso nelle zone pedonali assume i toni della beffa, anche perché, come evidenziano quelli di RE.S.ET, «la costruzione di una società ecologica non è più soltanto una necessità ma un’urgenza».
Dieci, dunque, i punti elencati nel documento per una società ecologica, ciascuno relativo ad un nodo nevralgico dell’economia e dell’ambiente del nostro territorio. Dieci punti e tante proposte concrete, tutte quante rivolte verso i vertici politici
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