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Dossier Radon/Salerno: i tumori dall'aria e dall'acqua. Intervista al Prof. Antonio Giordano

Ogni anno in Italia il Radon provoca da 3.000 a 5.000 vittime, rivelandosi più nefasto di smog, benzene e amianto, la seconda causa di morte per tumore al polmone dopo il fumo di sigaretta. Questo gas che si sprigiona naturalmente dal sottosuolo agisce producendo particelle ionizzanti, che si depositano nei bronchi danneggiando il dna delle cellule, fino a provocare neoplasie. Un killer silenzioso, invisibile e sconosciuto alla gran parte dei cittadini verso cui le istituzioni stanno prendendo provvedimenti dopo decenni di vuoto istituzionale e legislativo. A livello mondiale la concentrazione media di radon si attesta intorno ai 30 Bq/m3, in Italia la media è di 70 Becquerel (unità di misura che prende il nome dallo scopritore della radioattività), in provincia di Salerno la media sarebbe di oltre 500 Bq, con valori di concentrazione che possono variare di palazzo in palazzo. Da sottolineare, però, che esistono valori contrastanti tra dati privati e pubblici, con gli enti regionali che tendono a sminuire la criticità. L’unico modo per monitorare il territorio sarebbe quello di scandagliare ogni singolo condominio, come avviene negli Stati Uniti, con una minima spesa a carico dei cittadini (pari a 10 euro circa).
Presto l’Italia dovrà recepire le nuove direttive europee Euratom che spostano al ribasso i valori di preallarme. Come si legge sul sito dell’ISS: “La raccomandazione pubblicata nel 1990 dalla Commissione Europea Raccomandazione CEC 90/143 raccomandava un livello di riferimento di 400 Bq/metro cubo per le abitazioni. L’Italia, a differenza di diversi altri Paesi europei, non ha recepito questa raccomandazione, né adottato altra norma specifica per il radon nelle abitazioni”. A distanza di 20 anni l’OMS raccomanda che “i Paesi adottino possibilmente un livello di riferimento di 100 Bq/metro cubo o comunque non superiore a 300 Bq/metro cubo”, ben inferiori ai valori finora raccomandati…


IL RADON NELL’ACQUA. Ma il pericolo Radon non finisce qui. Recita il sito dell’ISS: “Il radon si può trovare anche nell’acqua potabile. La concentrazione è molto variabile sia dal punto di vista spaziale che temporale e, anche se in maniera molto minore rispetto alla sua presenza in atmosfera, può comunque rappresentare una fonte di esposizione dello stomaco a radiazioni ionizzanti”. Un passaggio importante per l’esatta comprensione di questa criticità radioattiva, perché non riguarda solo l’aria, non lambisce solo i polmoni. A tal proposito le direttive europee intervengono ancora una volta per colmare un altro vuoto giuridico. Il 7 marzo 2016 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il D.Lgs. 28/2016 sul controllo della radioattività nelle acque potabili che, tra i vari punti, comprende l’obbligo di informare la popolazione sui dati rilevati, circostanza che finora non si è verificata, quantomeno nella nostra Regione Campania, se non in sporadici casi congressuali e a macchia di leopardo. Ma finora chi si è occupato di verificare i livelli di radon in acquedotti e alle sorgenti?
Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Cancer Center di Philadelphia, tra i massimi scienziati al mondo impegnati nella lotta contro il cancro, ha cercato di illustrarci i rischi derivanti dal gas Radon dal punto di vista oncologico.


Dinanzi ad una diagnosi di tumore è possibile accertare che la causa dipenda dal gas radon? Si dice che in Italia da 3000 a 5000 persone muoiono ogni anno per tumore al polmone dovuto a gas radon: si tratta di stime o dati certi?

Il radon è un gas nobile incolore, inodore, impercettibile ai nostri sensi e radioattivo. La patogenesi tumorale, invece, è un processo complesso, rispetto al quale non è possibile affermare con certezza quale sia la causa unica. Certamente però possiamo affermare che l'esposizione al radon costituisce la seconda causa più importante nei tumori al polmone dopo quelli provocati dal fumo di sigaretta. Per pazienti non fumatori, invece, l’esposizione al radon si trasforma nella prima causa. Ovviamente, al momento della diagnosi viene valutata la storia clinica del paziente, il suo stile di vita, le sue abitudini. Alcuni studi, inoltre, hanno dimostrato che in pazienti esposti a contatto con radon (ad es. nelle loro abitazioni), il rischio di ammalarsi aumenta.

Il gas radon può essere presente anche nelle acque potabili e usabili. In tal caso il rischio tumorale riguarda solo i polmoni o potrebbe riguardare anche altri organi?

Il radon si trova nel suolo. Le caratteristiche principali che ne determinano la propagazione sono la permeabilità, lo stato e le condizioni meteorologiche. Per questo è possibile che il radon agisca come inquinante delle falde acquifere e venga ingerito. Nel caso in cui il radon sia presente nelle acque potabili e un individuo assuma l'acqua contaminata, anche lo stomaco potra' essere esposto alla contaminazione, con conseguente rischio di tumore allo stomaco. Diversi studi sono stati condotti sulla possibile correlazione tra tumori extrapolmonari ed esposizione al radon. Oltre al già citato cancro allo stomaco, è stata riscontrata una correlazione positiva anche in casi di leucemie, linfomi e mielomi multipli.

Secondo lei le istituzioni hanno disposto un adeguato sistema di prevenzione in Italia e, in particolare, nella Regione Campania?

Nonostante le misure già disposte dalle istituzioni in merito alla prevenzione e al monitoraggio dell'esposizione al radon (misure che comprendono l'obbligo di valutare l'esposizione per i lavoratori che restano in ambienti sotterranei specifici per più di 10 ore al mese, campagne di monitoraggio del radon, e iniziative regionali), solo ultimamente sta nascendo nella popolazione la percezione di questo fattore di rischio per salute pubblica. Nell'ottica del cittadino, erroneamente, il radon ha "un'importanza" assai minore, ad esempio, del benzene o di altri composti chimici. Nello specifico, la Regione Campania ha istituito una banca dati dove sono stati raccolti i valori, le misurazioni per il radon, suddivisa per provincia, e comprensiva anche dei valori individuali per singolo comune. Quando si parla di percezione del cittadino, lo sforzo maggiore delle istituzioni dovrebbe essere quello di sensibilizzare e diffondere la conoscenza circa i rischi del radon, magari focalizzando l’attenzione degli scienziati su progetti di informazione nelle scuole. Ampliando la percezione dei rischi per la salute legati al radon le istituzioni e i cittadini potrebbero cooperare al fine di segnalare situazioni rischiose.

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