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EMA a Milano, c’è ancora speranza? Antonio Giordano: «Milano più pronta di Amsterdam»

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La volontà dell’Inghilterra di defilarsi dai margini dell’Unione Europea ha avuto conseguenze indirette sulla dislocazione dell’Agenzia europea del farmaco (in inglese European Medicines Agency, abbreviata in EMA).

Dopo l’approvazione della Brexit, la nuova sede operativa dell’EMA sarebbe ad Amsterdam, città designata vincente in seguito al sorteggio con Milano. Tuttavia, la poca trasparenza al momento dell’assegnazione ha scosso le istituzioni italiane che subito si sono messe all’opera, ricorrendo alla Corte di Giustizia UE e al Tribunale europeo.

 

Antonio Giordano
Prof. Antonio Giordano

 

Attualmente, la situazione sembra essere in una fase di transizione, in balia dei ricorsi dell’Italia e di un’Olanda che si dichiara pronta, nonostante l’infrastruttura che dovrà ospitare l’Agenzia sembra ancora non esserlo. Il Prof. Antonio Giordano, scienziato napoletano di fama internazionale, ci ha espresso la sua opinione in merito, sottolineando l’importanza di azioni preventive, in particolar modo un’attività di lobbying più forte ed intensa.

Professore, cosa pensa delle modalità di assegnazione avvenute al Parlamento Europeo in assenza dei candidati?
«Il regolamento era noto sin dall’inizio. Più nel dettaglio, si tratta del sistema di assegnazione che, ad un certo punto, in caso di parità di voti tra i Paesi candidati, prevede un sorteggio. Le probabilità che si verificasse un pareggio, pur esistendo, erano limitate».

Si sono sollevate perplessità anche sull’assegnazione dei ricorsi italiani ad un giudice olandese.
«Quanto al vicepresidente del Tribunale di nazionalità olandese che si occuperà del ricorso depositato dal Comune di Milano è facile comprendere le critiche, le perplessità, anche se dovremmo auspicare e, soprattutto credere, nella terziarietà di un magistrato».

Secondo lei, Milano sarebbe pronta più di Amsterdam ad accogliere l’EMA?
«Assolutamente sì. C’era già pronto l’edificio del Pirellone disponibile. D’altra parte, invece, le foto dell’edificio olandese ancora tutto da costruire hanno fatto il giro del mondo».

Oltre ad una questione di doverosa trasparenza, che partita si sta giocando al Parlamento Europeo?
«A mio parere la partita non si è giocata all’interno del Parlamento Europeo ma prima, nel corso dei colloqui informali tra i diversi Capi di Stato e Ministri Europei. Voglio dire che alla base del voto c’è sempre un accordo politico che non riguarda solo quella particolare situazione per cui si vota, ma un insieme di situazioni».

Cosa intende quando fa riferimento ad un’attività italiana di lobbying tempestiva ed intesa? 
«Bisognerebbe prepararsi con anticipo ad eventi di questo genere attraverso esponenti italiani forti, in grado di esercitare un’azione di rete e di pressione per influenzare le istituzioni. Bisogna lavorare alacremente e con anticipo rispetto a momenti importanti come questo. All’esito della votazione ciò che emerso è che, anche in questa occasione i 27 Paesi si sono coalizzati in tre blocchi: Nord Europa, Paesi mediterranei ed Est. L’Italia, diversamente dagli altri, ha puntato su una maggioranza più larga senza ottenere i risultati sperati».

di Fabio Corsaro

Tratto da Informare n° 179 Marzo 2018

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