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Giuseppe de Mita, Sindaco di Nusco: "Il Prof. Giordano ha fatto bene"

«Ha fatto bene il professore Giordano a richiamare l’attenzione sul rischio che anche l’Irpinia possa essere stata prescelta da affaristi senza scrupolo per interrarvi rifiuti tossici di ogni specie».

A parlare è il sindaco di Nusco, Giuseppe De Mita, che si è detto profondamente preoccupato dall’allarme lanciato da Antonio Giordano nel corso del convegno di Caposele.

«In Irpinia non c’è solo la bomba dell’Isochimica, ma c’e ancora tanto da scoprire», aveva detto il famoso oncologo napoletano, che a Filadelfia dirige lo Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine. «Ci sono ancora tante altre situazioni che sono restate nell’ombra e sui quali bisognerebbe fare chiarezza definitivamente».


Tra i siti dove c’è il sospetto che siano stati tombati bidoni di sostanze tossiche fortemente pericolose, il prof. Giordano ha fatto riferimento all’area industriale che Nusco divide con Lioni e Sant’Angelo dei Lombardi, in località Fiorentino. Un’area dove già negli anni passati si era detto che potevano esserci dei capannoni industriali costruiti su depositi occultati di sostanze pericolose. «Se è al sito della Iato che pensa il prof. Giordano – dice il sindaco De Mita – voglio ricordare che l’area fu bonificata nel 2001. Io ad ogni modo chiedo che si faccia chiarezza definitivamente, soprattutto se ci sono report sull’incidenza dei tumori che fanno allarmare i medici e lo stesso scienziato napoletano, la cui autorità in materia deve allarmarci ancora di più».


Il primo cittadino di Nusco, pur ricordando che la competenza sui siti industriali è dell’Asi e dell’Arpac, ci anticipa che sta contattando Antonio Giordano per concordare con lui iniziative comuni. «Quel poco che ho potuto fare in materia di difesa del territorio l’ho fatto senza mai tirarmi indietro. Anzi.


Cionostante, prima di lasciare tra qualche mese la fascia di sindaco, alla naturale scadenza del mandato, vorrei che si facesse chiarezza sulle denunce ambientaliste che ciclicamente riguardano i nostri paesi. In questo senso ho interessato più volte sia l’Asi che l’Arpac, in verità senza ottenere molto in termini di trasparenza e lo stesso è successo anche con l’Asl che si rifiuta di rendere noti le incidenze patologiche sul nostro territorio».


È appena il caso di ricordare ciò che scrisse Gian Antonio Stella il 23 maggio del 2007: «Il cadavere di cemento della Iato, la fabbrica morta con la pancia gonfia di rifiuti tossici sepolti di nascosto nelle fondamenta, è ancora là. In attesa di essere sventrata, svuotata, ripulita. Ci vogliono almeno 5 miliardi. Firma dopo firma, pare che l’approvazione del finanziamento faticosamente s’avvicini. Goccia dopo goccia, l’arsenico e il piombo e le altre scorie portate dal nord si avvicinano alla falda. Il fiume è là, a pochi passi. (…) Se li ricordano ancora, a Lioni, i camion che arrivavano nell’ area industriale a metā strada tra Lioni e Nusco carichi di una poltiglia di uno strano colore. Ne arrivarono per settimane e settimane. Centoventi autorimorchi, forse di più. Che portavano almeno 3.600 tonnellate di arsenico, cadmio e vari residui della lavorazione del piombo (…). Buttarono tutta quella roba (…) nella grande fossa costruita per le fondamenta. A pochi metri dalla falda che rifornisce l’Ofanto, che scorre a 300 metri. Coprirono tutto e ci costruirono sopra la fabbrica. (…) Quanto all’inchiesta sui rifiuti tossici seppelliti sotto lo stabilimento, partita in gravissimo ritardo e solo grazie ai rimorsi di un operaio che a distanza di anni denunciō di aver partecipato all’operazione, è finita là dove finiscono tutte queste inchieste: in prescrizione».


E Giuseppe De Mita conclude: «Al di là delle ricostruzioni giornalistiche, se è vero ciò che dice il prof. Giordano, e cioè che nell’area industriale di Nusco-Lioni ci sono tombate sostanze tossiche, gli enti preposti al controllo ambientale devono metterci la faccia e smentire gli assunti dell’autorevole scienziato, altrimenti fa bene Giordano ad auspicare che pure in Irpinia si sollevino le popolazioni come è successo Terra dei fuochi».

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