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I test sierologici sul Covid-19 e riapertura: sono essenziali o controproducenti?

Abbiamo posto delle domande al Prof. Antonio Giordano su ciò che sta portando confusione ma che resta determinante per salvare vite alla fine del lockdown

Lo scienziato napoletano Antonio Giordano, Direttore a Philadelphia dello Sbarro Institute della Temple University, Prof. all’Università di Siena e che voi lettori conoscete bene come nostro columnist di “Terra medica”, sta seguendo da mesi  l’evoluzione della Pandemia da Covid-19 e infatti in questi giorni viene continuamente intervistato sia negli USA che in Italia. Per cercare di fare chiarezza su un aspettato importantissimo del passaggio dal lockdown alla riapertura a New York, come del resto ovunque, abbiamo posto al Dr. Giordano alcune domande sui test sierologici e a cosa servono in questa fase questi test anticorporali per determinare l’evoluzione della pandemia.


Quanto è importante l’utilizzo dei test sierologici anticorpali in fase di riapertura?

 “Il test anticorpale è fondamentale per identificare le persone che potrebbero aver acquisito l’immunità contro il virus e anche per identificare le persone i cui anticorpi potrebbero essere utilizzati per il trattamento di pazienti gravemente colpiti da COVID-19. Per quanto riguarda la diagnosi di infezione, questo è più complesso perché la risposta umorale, sierologica, al virus avviene in due fasi: la prima consiste nella produzione di IgM e la seconda in cui l’organismo monta la risposta di IgG. Queste fasi non sono ancora state caratterizzate e non sappiamo se le IgG conferiscano una protezione duratura. Pertanto, esistono vari problemi correlati alla rilevazione di tali anticorpi:

1. la tempistica del test: se il test viene effettuato nella fase iniziale dell’infezione, gli anticorpi potrebbero non essere rilevati;

2. la maggior parte dei test non raggiunge il 100% di affidabilità, può avvicinarsi, ma anche il 95-97% di specificità / sensibilità indica che il 3-5% dei risultati risulterà in FALSI POSITIVI e FALSI NEGATIVI; questo, se tradotto su tutta la popolazione, significa numeri e conseguenze impressionanti;

3. non siamo ancora sicuri che i test commerciali siano specifici contro SARS-CoV2 o che possano riconoscere altri coronavirus come quello che ha causato la MERS”.

È difficile condurre uno studio epidemiologico nazionale affidabile se si utilizzano test anticorpali diversi per regione?

È abbastanza ovvio che l’uso di test eterogenei con un diverso grado di affidabilità non consentirà la possibilità di confrontare i dati. Inoltre, supponiamo che i cittadini di uno stato ricevano una “licenza di immunità” dopo essere stati testati con un kit che ha un rilevamento di falsi positivi del 4%; cosa succede quando viaggiano in uno stato in cui i test sono stati eseguiti con un kit che ha un rilevamento di falsi positivi al 10%? Stati diversi adotteranno misure di sicurezza diverse in base al proprio tasso di positivi. Corriamo anche il grande rischio che le “patenti di immunità” possano comportare discriminazioni: i datori di lavoro o le compagnie assicurative potrebbero favorire le persone che possono dimostrarsi immuni. È intuitiva la necessità che strategie più omogenee vengano adottate a livello nazionale e possibilmente in tutto il mondo. Tali passaporti di immunità o “certificati di assenza di rischio” sono stati oggetto di una segnalazione emessa il 24 aprile dall’OMS. Al momento, non ci sono prove sufficienti che l’immunità mediata da anticorpi protegga da un’ulteriore infezione. Le preoccupazioni dell’OMS riguardano il fatto che le persone che presumono di essere immuni a una seconda infezione sulla base di un test anticorpale positivo possano ignorare le direttive sulla salute pubblica”.

Ci sono ancora molti dubbi sull’affidabilità dei test anticorpali attualmente disponibili o le caratteristiche diagnostiche di tali test sono migliorate?

Solo tre giorni fa il Regno Unito ha approvato un test sviluppato dal gigante Roche che riporta una specificità superiore al 99,8% e una sensibilità del 100%. È chiaro che più conosciamo il virus e la risposta dell’ospite all’infezione, più saremo in grado di sviluppare test più precisi”.

Il Prof. Antonio Giordano con i colleghi e studenti dello Sbarro Institute di Filadelfia

Il coinvolgimento del mercato economico nell’individuazione di farmaci o vaccini anti Sars-CoV-2 può influire negativamente sui progressi scientifici? Si teme che qualche governo, per ragioni elettorali, possa accelerare la diffusione di un vaccino non ancora pronto?

La caccia ai test e ai vaccini aiuterà sicuramente ad accelerare la ricerca e fornirà strumenti migliori per prevenire, detectare e curare la malattia. Dobbiamo assolutamente agire insieme – come intera comunità scientifica – per assicurarci che ogni ricerca sia valutata in modo critico e disinteressato dai colleghi, per confermarne la validità scientifica. I governi, dal canto loro, dovrebbero agire in concerto con i consorzi farmaceutici per evitare speculazioni e il prevalere degli interessi economici o politici sui diritti sanitari globali”.

Il sistema sanitario italiano come ha gestito la diffusione della pandemia? 

Il sistema sanitario nazionale italiano è fortemente frammentato in 21 regioni che hanno la maggior parte del potere amministrativo e organizzativo e una debole leadership strategica del governo. Negli ultimi decenni il sistema sanitario nazionale ha subito tagli finanziari di oltre 37 miliardi di euro e una progressiva privatizzazione dei servizi sanitari. Tutto ciò ha contribuito a un intervento poco efficace nell’affrontare l’emergenza di Covid-19, specialmente nel Nord, che ha subito il carico maggiore.

Dovrebbe essere obbligatorio che tutte le strategie per contrastare l’epidemia, compresi i test sugli anticorpi, siano messe in atto dal governo centrale”.

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