S.H.R.O. Salute Italia

Professional social network di Antonio Giordano

Negli ultimi mesi la drammatica situazione riguardante la “Terra dei Fuochi” in
Campania sembra attirare sempre piu’ l’attenzione dell’opinione pubblica italiana.

Non si tratta di un problema locale dal momento che l’emergenza rifiuti puo’ essere
considerata come un simbolo: l’indiscriminata industrializzazione compiuta dall’
uomo si e’ trasformata in un boomerang. E, infatti, i perversi effetti connessi allo
smaltimento dei rifiuti tossici si stanno moltiplicando sul nostro pianeta.

Prof. Giordano, Lei e' stato molto attivo nel denunciare errori e responsabilita’.
Secondo lei possiamo fermare questo ciclo vizioso, orientando lo sviluppo verso
forme di vita sostenibile?

Dal mio punto di vista bisogna partire dalla coscienza delle persone. I cittadini
devono esser consapevoli che il loro stato di salute e’ fortemente condizionato
dall’ambiente che li circonda. Le aspettative di vita dipendono non solo dal nostro
stile di vita, ma anche dal luogo in cui viviamo e dagli “insulti” a cui siamo
esposti, cosa spesso difficile da controllare. Ad una coscienza orientata al
rispetto dell’ambiente devono fare da contraltare rigide leggi contro i crimini
ambientali, l’inquinamento e i depositi di rifiuti tossici. I cittadini, proprio per garantire la sicurezza a lungo termine della loro vita, devono unirsi per smantellare quella rete corrotta che cela i crimini ambientali;una rete che sfortunatamente agisce a tutti i livelli e coinvolge non solo i criminali, ma anche uomini e donne delle istituzioni. Lavorando insieme con le
locali associazioni, abbiamo cominciato a denunciare errori e responsabilita’ e a
mettere in guardia i cittadini in ordine agli effetti sulle salute di pratiche
azzardate e pericolose. Inizialmente, siamo stati accusati di creare un allarme
sociale ingiustificato, ma oggi il problema della Terra dei fuochi non puo’ piu’
essere ignorato e il nostro messaggio da locale si e’ fatto globale.

Sono grato al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, che mi ha
scritto personalmente per ringraziarmi dei miei sforzi per focalizzare l’importanza
di condurre una ricerca indipendente. Recentemente anche la rivista Nature in un
editoriale intitolato A toxic legacy si e’ occupata della Terra dei Fuochi,
utilizzando la mia definizione della Campania come ‘laboratorio all’aperto di
carcinogenesi ambientale, dove i cittadini stessi agiscono come cavie’.

Nell’articolo si menziona anche la necessita’ di dedicare dei fondi europei per
bio-monitorare programmi di ricerca. E’ un segno positivo aver acquistato coscienza
del problema, ma allo stesso tempo occorre evitare ogni tipo di speculazione
economica ed evitare che una questione tanto scottante assurga, semplicemente, a
“tema di moda”. Fortunatamente, la qualita’ della comunicazione scientifica,
ultimamente, e’ migliorata e nello stesso tempo il numero di riviste scientifiche e’
cresciuto, cosicche’ studi anche scomodi, possono trovare il loro giusto spazio.

Prof. Giordano, Lei e' il Presidente e Fondatore della Sbarro Health Research
Institute presso la Temple University di Filadelfia. Lei e’ anche professore nel Dipartimento di Patologia ed Oncologia all’Universita’ di Siena. Mi sembra pertanto
che Lei si trovi nella migliore posizione per dare un’opinione sulle differenze tra
i due Paesi per quanto riguarda il sistema educazionale e il modo di far carriera.

Ci puo’ dare un’idea dello stato attuale degli scambi e dell’interazione tra le due
comunita’ scientifiche? Ci puo’ dare dei suggerimenti per migliorarli con una
particolare attenzione rivolta alle giovani generazioni?
Con Sbarro Institute abbiamo creato un modello per l’educazione dei ricercatori nel
campo biomedico che sta riscuotendo successo. Abbiamo costruito un solido ponte
virtuale che connette Italia e Stati Uniti.
Noi crediamo che il nostro lavoro richieda non solo un’esperienza limitata nel tempo
all’estero, e lavoriamo per definire una via per ricercatori che li aiuti a
stabilire collaborazioni utili nell’ambito di un’ampia rete di scienziati operanti
con differenti esperienze, in diverse strutture (incluse le Universita’ Italiane) e
che si occupano di differenti tecniche. Facendo parte di una rete che collabora a
lungo termine, garantiamo la necessaria continuita’ per sviluppare programmi di
ricerca destinati al successo. Al momento, 20 ricercatori che lavoravano con me
nelle strutture dello Sbarro hanno ottenuto, in Italia, la qualificazione
scientifica nazionale che ha permesso loro di lavorare in qualita’ di Professore o
professore Associato nelle Universita’ Italiane. Cio’ significa che i nostri
ricercatori raggiungono un alto profilo scientifico che supera i valori medi
stabiliti dal Ministero Italiano.

Esiste un modo per rendere la comunita’ italiana che vive negli Stati Uniti piu’
cosciente dei problemi italiani in modo da dare una spinta ed aiutare a risolvere
questi ultimi concretamente (per esempio con riguardo alla Terra dei Fuochi)? Che
tipo di approccio suggerisce in tale direzione?
Sono spesso contattato da Americani e altri reporter internazionali interessati alla
“Terra dei Fuochi”. Abitualmente lavoro con loro fianco a fianco, offrendo contatti
con le Istituzioni locali, come per esempio il Corpo Forestale diretto dal Generale
Sergio Costa, pazienti, dottori, Associazioni non profit, attivisti e, persino,
rappresentanti della Chiesa come per esempio Don Maurizio Patriciello in modo che si
possa avere l’intero quadro e raccontare la storia dalIe varie angolazioni. Sto
presentando il mio libro “Campania Terra di Veleni” attraverso il Paese e la gente
della comunita’ italiana appare molto interessata. I crimini ambientali non sono
limitati a dei confini precisi e, pertanto, occorrono sforzi comuni per affrontarli.
Le identificazioni delle aree ad alto rischio e dei gruppi criminali e’ cruciale per
affrontare operazioni comuni con l’obiettivo ultimo di recupero del territorio,
sviluppo, sanita’ e strategie di prevenzione.

Qual’e’ il Suo punto di vista sul fenomeno della fuga dei cervelli in Italia? Vede
una possibilta’ di rallentare questo processo o di trasformarlo in una circolazione
di cervelli che stimoli gli scambi offrendo nuove possibilita’ per l’Italia?
Il fenomeno della fuga dei cervelli consiste in una sorta di emigrazione intellettuale di persone con un alto potenziale intellettivo che non possono trovare
in Italia opportunita’ per lavori qualificati. Tale emigrazione e’ esistita per
decenni, ma oggi si registra un incremento del fenomeno per l’incapacita’ da parte
dell’Italia di attrarre forze lavorative. Il governo dovrebbe investire in
trasferimento tecnologico, promuovere lo sviluppo di brevetti, che possano essere
utilizzati commercialmente in modo da creare ed offrire nuove opportunita’ di
impiego. C’e’ da aggiungere che il sistema italiano non e’ meritocratico. Mancano
gli investimenti per promuovere lo sviluppo tecnologico, cosi’ come il personale
intellettivo necessario a guidare nuove strategie di sviluppo. Queste ultime non
possono essere realizzate dall’attuale classe lavoratrice spesso reclutata senza
criteri meritocratici. Sfortunatamente il fenomeno della fuga dei cervelli viene
spesso utilizzato per stornare l’attenzione dal vero problema che e’ rappresentato
dall’incapacita’ di creare nuove opportunita’ di lavoro.

Cosa pensa dell’attivita’ dell’ISSNAF come ponte tra Italia e Nord America? Puo’
offrire qualche consiglio che permetta di guadagnare terreno nel raggiungere questo
obiettivo?
Le idee che costituiscono la base sulla quale si regge l’ ISSNAF sono potenzialmente
vincenti e l’ISSNAF potrebbe rappresentare un’importante struttura di collegamento
per colmare il vuoto tra i due oceani. A mio avviso l’ISSNAF dovrebbe lottare per
mantenere quell’indipendenza nella sua organizzazione che gli permetta di fare
scelte di qualita’. E’ necessario individuare talenti italiani che hanno avuto
successo e sono volenterosi di aiutare costruttivamente, sviluppare e costruire
programmi capaci di contrastare le ben note criticita’ del sistema. Personalita’ di
successo che siano capaci di criticare, senza pero’ impegnarsi seriamente per un
miglioramento, non sono di per se’ un vero valore.

Per approfondimenti: https://www.issnaf.org/italians/intervista-con-antonio-giordano.html

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