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“LA SINDROME DI PINOCCHIO”: QUANDO LA BUGIA È UNO STILE DI VITA MA FA MALE ALLA SALUTE – Di Antonio Giordano

Antonio Giordano – Le bugie fanno male al nostro corpo? Da uno studio realizzato nel 2002 dallo psicologo Robert Feldman dell’University of Massachusetts, è emerso che circa il 60% delle persone ha mentito almeno una volta durante una conversazione, con una media calcolata di due o tre bugie.

Ma perchè mentiamo? La tendenza a mentire ha radici profonde nella storia dell’evoluzione umana. È osservabile in molti primati ed è molto caratteristica nei bambini in età compresa tra i 2 e i 5 anni. In questi ultimi, la tendenza a mentire è considerata dagli psicolgi come un comportamento cardine per la crescita cognitiva. Nella maggior parte dei casi le bugie sono irrilevanti, dette semplicemente per quieto vivere, o per far sentire meglio qualcuno.

Tuttavia, esistono bugie dalle conseguenze molto gravi e che possono danneggiare irrimediabilmente la reputazione di una persona: come per esempio accusare falsamente qualcuno di tradimento, o di aver commesso un crimine. In quanto esseri sociali, la nostra reputazione riveste un ruolo importante nella nostra vita, e nella maggior parte dei casi siamo molto attenti a costruirci una immagine di affidabilità e di integrità: ne va del nostro prestigio in ambiente di lavoro, nelle relazioni interpersonali, e così via.

Se consideriamo i danni irrevocabili che possono derivare da una menzogna, ci rendiamo conto che dire bugie è molto stressante per l’organismo, che manifesta questo “disagio” con segni fisiologici piu’ o meno evidenti: tra i più comuni citiamo la respirazione più profonda, aumento della sudorazione o della pressione sanguigna, accelerazione del battito cardiaco.

Tutti questi segnali sono manifestazioni di uno stato di ansia e costituiscono quei parametri rilevati dai poligrafi, o macchine della verità. È noto, tuttavia, che le persone possono avere una diversa abilità a dire bugie. Così alcuni bugiardi sono in grado di superare un test della verità se allenati a mantenere la calma e a non esibire emozioni, ne’ risposte fisiologiche tipiche del mentire, per esempio attraverso il controllo della respirazione. È altrettanto possibile che persone innocenti falliscano il test della verità perche’ colte dall’ansia. Per questo motivo la macchina della verità è considerata inaffidabile, anche se in alcuni paesi, come gli Stati Uniti ed Israele, la polizia continua a farne uso.

Esiste però un altro metodo, più informativo del test poligrafico, che permette di capire le risposte del corpo alle bugie: l’analisi delle attività cerebrali mediante tecniche di imaging. Il mentire innesca stati di ansia dovuti all’ attivazione del sistema limbico, quella stessa area cerebrale che dà inizio alla cosiddetta risposta “fight or fly”, combatti o fuggi, innescata da una situazione di stress. Nelle persone oneste, il cervello appare rilassato, e l’area limbica mostra minima attività.

Al contrario, al proferimento di una bugia, quest’area si “accende”, facendo registrare un’intensa attività. In un esperimento di comportamento organizzativo condotto dalla Univeristy of Notre Dame in Indiana, è emerso che in un contesto in cui ai soggetti in studio veniva richiesto di mentire, si registrava un considerevole aumento del disagio psicologico, accompagnato da nervosismo, malinconia, ma anche mal di testa e mal di gola, spiegando tali sintomi con un aumento del conflitto interiore che si crea quando si mente.

Oltre allo stress e al disagio a breve termine, vivere una vita nella menzogna, secondo alcuni esperti, comporterebbe una serie di effetti fisiologici a lungo termine negativi per la salute, quali l’aumento della pressione arteriosa, la vasocostrizione, elevati livelli di ormoni dello stress nel sangue e battito cardiaco aumentato. Tuttavia, altri studiosi sono del parere che tali effetti a lungo termine del mentire potrebbero essere minimi, in quanto saremmo in grado di acquisire un grado di adattamento nel dire bugie, sviluppando una certa tolleranza, o se vogliamo assuefazione, ad agire in maniera sleale.

In pratica, esistono persone che fanno della bugia uno stile di vita: sono i cosiddetti bugiardi patologici e quelli compulsivi, che sono in grado di mantenere allenate le funzioni cognitive connesse con l’azione di mentire. E per questa loro caratteristica sono identificati come persone affette dalla cosiddetta “sindrome di Pinocchio”.

A livello cerebrale, l’amigdala è quella parte del sistema limbico coinvolto nella gestione della memoria emozionale: partecipa alla formazione di ricordi associati a stati emozionali inclusi la paura, la rabbia, la felicità, la tristezza, il senso di ansia. Apparentemente, il ricorso abituale alle bugie indurrebbe una risposta dell’amigdala sempre più tollerante verso gli stati ansiosi ad esse correlati. I bugiardi patologici presenterebbero un 22-26% di materia bianca in più e il 14% di materia grigia in meno nella corteccia prefrontale, a significare una maggiore associazione tra i ricordi e le idee, permettendo di dare coerenza alle bugie e fare associazioni più velocemente.

La nostra società, però, ha regole sociali molto forti che disdegnano comportamenti sleali, li puniscono anche severamente e faticano a concedere altre possibilità ai bugiardi ed è questo che probabilmente rappresenta lo stimolo ad essere onesti e a comportarsi in maniera adeguata per poter far parte della società.

Per approfondimenti

https://sudreporter.com/2021/04/29/la-sindrome-di-pinocchio-quando-...

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