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Quei cervelli in fuga offesi dallo Stato. L'oncologo napoletano da Philadelphia: «Governo mediocre»

«E' deprimente». Ce ne vuole per abbattere uno come Antonio Giordano, napoletano, oncologo di fama mondiale e direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia, uno dei centri più importanti nel settore della ricerca. Quelli che la politica, spesso riempiendosi la bocca di belle parole, chiamano «un’eccellenza italiana». E di certo ad uno che nell ‘86, a 24 anni, è partito da Napoli ed è volato in America per fare ricerca - fondando poi quello che è diventato un polo per tanti ragazzi che oggi fanno lo stesso viaggio dalla Campania e dal Sud - le parole del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti non lo abbattono. Ma di certo fanno tanto rabbia e amarezza quando tra il tuo Paese e dove lavori ci sono chilometri di distanza e un oceano. Quando ancora oggi centomila giovani sono costretti a mettere in una valigia il sogno semplice di lavorare ed affermarsi in quello per cui hanno studiato e sudato e di farlo nel posto in cui sono nati. Perchè l’Italia e ancora meno il Sud non è un paese per giovani.

A loro, il ministro del Lavoro, uno che rappresenta lo Stato, risponde: «Centomila ragazzi all’estero? Meglio non averli tra i piedi». Scoppia la bufera, poi il dietrofront «Mi sono espresso male» e la puntuale richiesta di dimissioni. Sullo sfondo restano loro: i centomila. Quelli che di anno in anno diventano sempre di più. I cervelli in fuga, li chiamano. Ma in fuga non sono loro, è l’Italia. Eccellenze, talenti, risorse sparse in tutto il mondo, ma non nelle sue città e nelle sue regioni.

La Campania tra le più ‘svuotate’. Lo sa bene Giordano che da anni battaglia per creare un ponte tra il Sud e l’America, perchè i ragazzi dopo l’esperienza di ricerca a Philadelphia possano trovare sbocchi anche in..... Italia.  «Le parole del ministro Poletti sono deprimenti, dimostrazione di mediocrità e segno  - replica da Philadelphia appena lette quelle dichiarazioni - che la politica italiana continua ad ignorare il problema dell’emigrazione delle nostre migliori risorse». Un’emigrazione che negli anni è cambiata ed in un certo senso peggiorata.

«Prima in America come in altri paesi emigravano ragazzi poveri e lo facevano per necessità, oggi arrivano giovani pieni di talento e preparati e più passano gli anni più sono sempre di più quelli che arrivano appena laureati». Come se non si provasse neanche più a lavorare in Italia. E questo vale ancora di più al Sud. Quasi mille i ragazzi ‘sbarcati’ allo Sbarro Institute da quando ha aperto le porte. «Il 70% sono del Sud. «Attualmente - dice Giordano - ci sono 30 ragazzi del Mezzogiorno e molti sono campani, per lo più vengono da Napoli, Salerno, Avellino». Giordano non ama chiamarli cervelli in fuga, piuttosto «i figli migliori della nostra terra». Quella terra che rischia di «cadere nei prossimi anni in un degrado culturale pericoloso».

Mentre dice questo si sente la voce di Pia, anche lei partita da Colliano, un piccolo paesino in provincia di Salerno. Lei è una di quelle che terminati i sei mesi a Philadelphia vuole provare a fare ricerca in Italia. «Non si investe perchè i politici - conclude Giordano - non vedono nella ricerca un tornaconto immediato e le parole del ministro Poletti sono la prova della terribile direzione in cui stiamo andando. Soprattutto al Sud stiamo perdendo eccellenze non solo nella ricerca, ma anche in altri settori come legge, economia, infermieristica». Un’emorragia di menti nel silenzio delle istituzioni. 

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