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Terra dei Fuochi, uno dei più grandi disastri ambientali d’Italia

http://www.lastampa.it/2018/07/17/scienza/terra-dei-fuochi-uno-dei-...

Terra dei Fuochi, uno dei più grandi disastri ambientali d’Italia

Un libro fotografico di Stefano Schirato racconta in immagini la vita di chi abita tra le province di Napoli e Caserta, dove per anni la camorra ha interrato i rifiuti tossici delle imprese del Nord Italia

Terra Mala, Casalnuovo, Napoli ©Stefano Schirato

Valentina Gentile

Ormai è entrata nell’immaginario collettivo come Terra dei Fuochi, la “Terra Mala”, terra cattiva tra le province di Caserta e Napoli famosa per i milioni di tonnellate di rifiuti tossici smaltiti illegalmente e interrati nel suo territorio.  

 

A questa terra, vittima del business miliardario che ha legato l’imprenditoria del Nord alla camorra e alla politica campana, è dedicato “Terra Mala. Living with Poison”, l’ultimo progetto del fotografo Stefano Schirato. Un libro che vuole essere una testimonianza, un racconto aggiornato di chi in quella terra è nato e vive, e soprattutto un appello a non dimenticare uno dei più grandi, colpevoli disastri ambientali della storia del nostro Paese.  

  

Schirato ha iniziato a lavorare a Terra Mala nel 2015: con l’aiuto di Padre Maurizio Patriciello, il parroco di San Paolo al Parco Verde di Caivano che da anni si batte per la difesa del territorio, ha raccolto le testimonianze dei cittadini che, nonostante tutto, in quella terra continuano a vivere. «Ho conosciuto decine di famiglie – spiega Schirato – consapevoli dei rischi che corrono per la propria salute, che mi hanno aperto le porte delle loro case».  

  

Le foto raccontano storie di ormai ordinario degrado: i campi nomadi autorizzati sui cumuli di immondizia, colonne di fumo nero, discariche illegali aperte come enormi voragini, bambini ammalati, uomini e donne costretti a convivere con il veleno, ogni giorno, simboli sacri sparsi come segnali su un territorio avvelenato.  

L’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità del gennaio 2016 dà un’idea della situazione: nella zona della Terra dei Fuochi l’incidenza dei tumori negli uomini è superiore dell’11% e nelle donne del 9% rispetto alla media nazionale. Sono state riscontrate patologie precise che possono colpire ogni fascia d’età. I dati sulla mortalità da neoplasie nei bambini sono allarmanti nell’intera area delle province di Napoli e Caserta.  

  

Lo scempio del territorio e il suo lento e rovinoso avvelenamento sono iniziati probabilmente alla fine degli anni ‘80, epoca in cui venne stipulato il patto diabolico tra politici, camorristi, mafiosi, esponenti della P2 e servizi deviati per sotterrare in Campania milioni di tonnellate di rifiuti tossici.

 

L’inchiesta che rivelerà il traffico di rifiuti tossici che dalle aziende del Nord arrivavano in Campania per essere sotterrati nasce per caso quando nel febbraio del 1991 Mario Tamburino, un camionista italo-argentino, arriva spaventato all’ospedale di Pozzuoli, in piena notte. Gli bruciano gli occhi così tanto che non riesce più a vedere.  

 

È un liquido corrosivo a provocargli quel bruciore: alcune gocce sono fuoriuscite da uno dei 571 fusti di rifiuti tossici che aveva caricato a Cuneo per sversarli nelle campagne di Sant’Anastasia, a Nord di Napoli, e gli sono cadute sul volto e negli occhi. Di lì a poco Tamburino diventa cieco. Nei primi anni novanta il business miliardario che legava l’imprenditoria del Nord Italia, la politica e la camorra era già consolidato.  

  

Nel corso degli anni collaboratori di giustizia e pentiti come Carmine Schiavone  e Gaetano Vassallo hanno rivelato i dettagli sulle procedure impiegate per lo smaltimento illegale.  

 

All’inizio si prevedeva lo scavo con ruspe a più di sette metri di profondità per interrare le scorie tossiche, trasportate con camion di grande taratura dal Nord Italia. Ma già dopo le prime indagini della magistratura però la camorra cambia tattica e passa al piccolo smaltimento: furgoni e motocarri di dimensioni modeste abbandonati con il loro carico di rifiuti pericolosi, nelle campagne e bruciati in pire innescate da cumuli di pneumatici cosparsi di benzina. Quei roghi hanno cambiato il nome di un’intera terra e avvelenato migliaia di persone. 

  

Stefano Schirato spiega che “Terra Mala” è sì il ritratto di quella terra tormentata da un inquinamento visibile e invisibile, che spesso è una condanna a morte, ma è anche il racconto di chi ha scelto caparbiamente di non abbandonare quel territorio. I bambini che muoiono a pochi mesi di vita. Le madri inconsolabili ma coraggiose che lottano per avere giustizia. Le persone malate che reagiscono ogni giorno per sopravvivere. Gli adolescenti che hanno perso i propri genitori e reclamano un futuro migliore. «Tutte queste persone – sottolinea il fotografo – sono unite dallo stesso destino e da un attaccamento così profondo alla propria terra e alle proprie origini che quando ho osato chiedere loro perché non si trasferissero altrove, spesso mi hanno risposto: “E dove dovremmo andare?”».  

  

“Terra Mala. Living with Poison”, oltre a Padre Maurizio Patriciello, vede la collaborazione della photo editor Arianna Rinaldo e del professor Antonio Giordano, oncologo e direttore dell’Istituto Sbarro per la ricerca sul cancro e la medicina molecolare alla Temple University di Philadelphia.  

 

Il libro è in prevendita sul sito: www.crowdbooks.com  

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