Terra Mala
Living with Poison
Con i contributi di:
• Don Maurizio Patriciello (il prete simbolo alla lotta contro l’inquinamento in Campania)
• Prof. Antonio Giordano (oncologo, Direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine, Temple University di Philadelphia )
• Arianna Rinaldo (Photoeditor e Direttrice Artistica di Cortona On The Move e PhEst)
Stefano Schirato è impegnato da anni in un ampio progetto focalizzato sul legame tra inquinamento e malattie imputabili a condizioni ambientali malsane. Nel 2011 documenta le ricadute dell’acciaieria Ilva di Taranto sugli abitanti che vivono nei pressi dell’impianto industriale. Nello stesso anno, in occasione del venticinquesimo anniversario dall’esplosione del reattore nucleare della centrale di Chernobyl, si concentra sul traffico illegale di materiale radioattivo.
Nel 2015 inizia a lavorare a Terra Mala, e segue la complessa realtà detta Terra dei Fuochi, un’area in Campania, tra le province di Caserta e Napoli, la zona più inquinata della regione a causa dei milioni di tonnellate di rifiuti tossici smaltiti illegalmente in questo territorio per oltre trent’anni. Grazie anche all’aiuto di Padre Maurizio Patriciello – parroco di San Paolo al Parco Verde di Caivano e uno dei principali attivisti della zona – raccoglie le testimonianze di quei cittadini che si battono perché l’avvelenamento della Terra dei Fuochi non sia dimenticato.
Caivano, Napoli
Stefano Schirato ritrae la quotidianità di decine di famiglie consapevoli dei rischi che corrono per la propria salute. Le immagini mettono a nudo il degrado del territorio, i campi nomadi autorizzati su cumuli d’immondizia; uomini, donne e bambini che ogni giorno sono costretti a vivere su una terra tossica. Stefano Schirato registra le terrificanti dimensioni delle discariche illegali, cumuli di veleni sotterranei a pochi metri dalle abitazioni.
Giugliano, Napoli
Era il 1991 quando Mario Tamburino, camionista italo-argentino, fu ricoverato in ospedale a Pozzuoli per un improvviso bruciore agli occhi che gli impediva anche di vedere. Di lì a poco sarebbe diventato completamente cieco. Quel bruciore era provocato dalle gocce di una sostanza corrosiva fuoriuscita dai fusti tossici (ben 571) che lui stesso aveva caricato a Cuneo, in Piemonte, presso un’azienda specializzata nello smaltimento di rifiuti pericolosi, e dovevano essere sversati in un terreno nelle campagne di Sant’Anastasia, a Nord di Napoli. Dall’inchiesta che ne scaturì nacque la parola ecomafia e si palesò un business di miliardi tra l’imprenditoria del Nord Italia e la classe politica campana.
Due anni prima, nell’albergo ristorante La Lanterna di Villaricca, era stato stipulato un patto diabolico tra politici, camorristi, mafiosi, esponenti della Loggia Massonica P2 e servizi deviati per sotterrare in Campania milioni di tonnellate di rifiuti tossici. Ognuno riceveva la propria parte di benefici. Una vera e propria industria dell’immondizia su larga scala, organizzata a danno e insaputa delle popolazioni locali.
Gli effetti devastanti di questo accordo criminale hanno segnato per sempre le sorti di quella che è diventata nota come la Terra dei Fuochi: 1474 Km2 di veleni altamente tossici.
I dettagli sulle procedure impiegate sono stati svelati nel corso delle testimonianze di collaboratori di giustizia e pentiti come Carmine Schiavone e Gaetano Vassallo, rispettivamente tesoriere e “ministro dei rifiuti” del clan dei Casalesi, tra i principali fautori di quei traffici illeciti.
Le prime tecniche di smaltimento prevedevano lo scavo con ruspe a più di sette metri di profondità e il successivo interramento delle scorie tossiche, trasportate indisturbate con camion di grande taratura. Dopo le prime indagini della magistratura, la camorra ricorre al piccolo smaltimento: furgoni o motocarri di dimensioni modeste, carichi di rifiuti pericolosi, abbandonati nelle campagne e bruciati in pire innescate da cumuli di pneumatici cosparsi di benzina. I roghi sprigionano alte colonne di fumo nero, estremamente tossico, che rendono l’aria irrespirabile.
Casalnuovo, Napoli
Terra Mala tratta del più grande disastro ambientale in Italia, che ha avuto e ha tutt’oggi ripercussioni sul suolo, sui prodotti agricoli, sull’allevamento e sulle falde acquifere.
L’ultimo Rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità (datato Gennaio 2016) fornisce una stima dell’effetto che tale dinamica criminale ha avuto sulla popolazione: nella zona della Terra dei Fuochi, l’incidenza di tumori negli uomini è superiore dell’11% e nelle donne del 9%, rispetto alla media nazionale. Sono state inoltre individuate precise patologie che maggiormente si possono sviluppate tra ogni fascia di età e allarmanti dati sulla mortalità causata da neoplasie nei bambini, in eccesso nell’intera aera delle province di Caserta e Napoli.
Napoli
Terra Mala oscilla costantemente tra due filoni, inestricabili. Da una parte, la terra tormentata da un inquinamento visibile e invisibile, sotterraneo e maligno che spesso si configura come una condanna a morte. Dall’altra, le esperienze private di chi quella terra abita e caparbiamente sceglie di non abbandonare. Bambini che muoiono a pochi mesi di vita. Madri inconsolabili ma coraggiose che lottano per avere giustizia. Persone malate che reagiscono ogni giorno per sopravvivere. Adolescenti che hanno perso i propri genitori e reclamano un futuro migliore.
Tutte queste persone sono unite dallo stesso destino e da un attaccamento così profondo alla propria terra e alle proprie origini che se si osa chiedere loro perché non si trasferiscano altrove, spesso la risposta è “E dove dovremmo andare?”
Casal di Principe, Caserta
Casalnuovo, Napoli
Casoria, Napoli