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Il presidente USA ha scelto il consigliere di una grande azienda farmaceutica per guidare l'FDA

farmaci trump

11 Mag 2017
di ANTONIO GIORDANO
Donald Trump ha messo Scott Gottlieb a capo dell’agenzia di regolamentazione dei farmaci, sposando una politica che faciliti l’approvazione ed introduca una maggiore flessibilità rispetto agli standard attuali utilizzati dalla Food and Drug Administration

E’ probabile che, in America, i nuovi farmaci saranno approvati in maniera più rapida e che i test preliminari per l’accesso al mercato diminuiranno. Recentemente, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha scelto Scott Gottlieb, consigliere di una grande azienda farmaceutica, per guidare l’agenzia di regolamentazione dei farmaci, sposando una politica che faciliti l’approvazione ed introduca una maggiore flessibilità rispetto agli standard attuali utilizzati dalla Food and Drug Administration (FDA) nel valutare il beneficio ed il rischio dei nuovi farmaci.

In realtà, la sterzata di Trump fa seguito ad altre iniziative che già da tempo in America vanno in questa direzione. Ad un primo sguardo, l’accelerazione all’accesso dei farmaci potrebbe sembrare un bene, ma di contro, molti farmaci approvati con standard più bassi potrebbero rivelarsi pericolosi o inefficaci, soprattutto laddove si consideri che non tutti ritengono che gli standard attuali siano elevati.

Uno studio ha mostrato che tutti i farmaci oncologici approvati per la cura dei tumori solidi, tra il 2002 e il 2014, hanno avuto un impatto minimo rispetto ai tassi di sopravvivenza dei pazienti, con aumento medio di vita di poco più di due mesi.

Inoltre, il rapporto della FDA pubblicato nel gennaio scorso ha sottolineato che 22 farmaci con promessa iniziale positiva, si sono rivelati, nel corso di successive ricerche, non sicuri o inefficaci.

In realtà, la questione è più complessa di quel che appaia. A deregolamentare il mercato spingono le forze sociali e politiche, i pazienti che vorrebbero accelerare l’accesso ai farmaci e l’interesse economico dell’industria farmaceutica.

Nel 2004, su richiesta del Congresso degli Stati Uniti, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto sulle implicazioni delle strategie utilizzate da altri governi per limitare i prezzi dei farmaci.

Dallo studio è emerso che se il controllo dei prezzi fosse rimosso, i ricavi delle aziende farmaceutiche per i farmaci brevettati aumenterebbero in modo significativo.

In America i privati detengono la maggior parte dei diritti di proprietà intellettuale per i nuovi farmaci, per cui la maggior parte di questo reddito sarebbe nuovamente investito, sostenendo posti di lavoro.

Non dovrebbe essere una sorpresa, quindi, che gli Stati Uniti siano al primo posto nella deregolamentazione del mercato farmaceutico. In definitiva, l’economia degli Stati Uniti ha da perdere dalla reticenza dei regolamenti ad approvare nuovi farmaci: l’industria biotecnologica degli Stati Uniti sostiene 4,5 milioni di posti di lavoro ed è responsabile per $ 1,2 trilioni della produzione economica.

La pressione degli Stati Uniti a deregolamentare i mercati della medicina senza dubbio accelera l’accesso ai nuovi farmaci, ma la logica non è sempre quella di aiutare i pazienti. Spesso ha più a che fare con gli interessi economici di paesi con una forte industria farmaceutica che sui dati su cui è basata la ricerca.

Per approfondimenti

http://www.lavocedinewyork.com/lifestyles/scienza-e-salute/2017/05/...

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