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"La storia di una brigatista, condannata all’ergastolo e quella di un giovane ragazzo claudicante, talento del calcio e appassionato del mare costituiscono il pretesto per indagare il mistero della vita.
L’Autore si interroga sulla funzione della pena, alla ricerca di un punto di equilibrio tra la gravita’ del reato e l’entita’ della sanzione che deve essere inflitta.
In che misura il carcere puo’ svolgere la sua funzione rieducativa nei confronti del condannato? E puo’ l’istruzione costituire un intervento capace di introdurre un principio di sopravvivenza e di umanita’, una via di uscita dalla solitudine e dall’isolamento del carcere? Promuoverla nel sistema penitenziario puo’ costituire uno strumento di risocializzazione che “umanizza” la pena per tutta la sua durata? Un valido motivo per costruirsi un futuro?
Le domande dell’Autore si riflettono, come in un gioco di specchi, sul lettore che non puo’ esimersi dal provare un sentimento di compassione per i protagonisti, sperimentando quel “collante che tiene insieme le vite degli uomini, le loro sofferenze”.
Mentre si empatizza con le scelte di vita di questi giovani che appena si sfiorano, il ritmo della partecipazione cresce, i personaggi si delineano e prendono forma e spessore psicologico mentre dallo sfondo emerge una Napoli a tratti borghese, ma soprattutto pulsante di risorse ed autentica vitalita’"

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