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Grazie agli ottimi rapporti che il nostro amico, nonché autore della Gazzetta Gastronomica, Prof. Antonio Giordano ha con il Presidente Aurelio De Laurentiis, mi ritrovo nel ritiro della squadra del Napoli Calcio in Trentino, precisamente a Dimaro, piccola località di montagna a pochi chilometri da Madonna di Campiglio.

E’ la mia prima volta e la curiosità di vedere quel mondo dal suo interno è tanta, soprattutto per la passione per i colori azzurri che da sempre condivido con Antonio.

La cosa che più mi ha colpito è l’aver verificato che il cambio di allenatore è stato un toccasana per tutto l’ambiente, nonostante gli ottimi risultati raggiunti.

Il nuovo allenatore, lo spagnolo Rafa Benitez, ha reso l’atmosfera molto più piacevole e rilassata di quanto non lo sia stata negli anni scorsi con il precedente allenatore, Walter Mazzarri, passato da poco alla guida dell’Inter, molto più intransigente e poco disponibile al dialogo con gli addetti ai lavori.

Gli ho visto firmare autografi per ore intere ai tantissimi napoletani accorsi in Trentino ed essere gentile con tutti, dal primo dei calciatori fino all’ultimo dei magazzinieri. Tutto molto più friendly come direbbero altrove.

Una bella lezione di umiltà e un ottimo esempio che arriva da un allenatore che ha vinto tutto.

Chiaramente, dopo aver soddisfatto le mie curiosità calcistiche, la mia attenzione si è rivolta al cibo.

Insomma per  me non è stata la più felice delle esperienze.

Tutto chiaramente molto basico, pochi condimenti. Leggere nel menu “prosciutto crudo sgrassato” è stata roba da fare accapponare la pelle.

Allora ho deciso di parlarne con il Dr. Raffaele Canonico, 37 anni, napoletano, specialista in Medicina dello Sport, nonché nutrizionista per il Napoli calcio.

Il Dr. Raffaele Canonico

“Diciamo che il mio lavoro è diventato abbastanza semplice, oramai i giocatori sono tutti degli ottimi professionisti, arrivano in ritiro in perfetta forma, al massimo con un chilo in più che viene smaltito dopo appena due giorni di lavoro.
In ritiro, allenandosi due volte al giorno, bisogna garantirgli l’adeguato rapporto calorico e lavorare sul recupero della fatica e del serbatoio di glicogeno attraverso le verdure e le proteine nobili, presenti nel pesce e nella carne bianca”.

Gli chiedo di scendere di più nei particolari.
Cerco di evitare le patate, considerato il loro altissimo contenuto glicemico, la pasta solo corta e al dente per favorire una rapida digestione, la frutta tutta escluse le banane che al contrario la rallentano”.

I calciatori a che ora mangiano prima della partita?
“Normalmente, aldilà dell’orario d’inizio, tre ore prima, ma la massima attenzione la pongo dopo ogni allenamento e dopo la partita. Nel primo caso subito dopo bisogna ingerire della frutta per riequilibrare lo stato idro-elettrolitico dell’organismo. Dopo la partita, invece, nella mezz’ora successiva, viene consegnata ai calciatori una mini porzione di  80 grammi di pasta per il recupero delle energie spese.
Chiaramente bisogna bere molta acqua, circa due litri al giorno, liscia o effervescente naturale poco importa, purché non sia addizionata con anidride carbonica”.

L’alimentazione è uguale per tutti gli atleti o ci sono casi particolari che richiedono un’attenzione diversa?
“No, è uguale per tutti, ci sono alcuni casi, come i nostri Inler e Dzemaili, che essendo musulmani non mangiano carne di maiale e quindi il prosciutto, ma sono dettagli di poco conto”.

Parlando con il Dottor Canonico mi sono chiesto più volte come potrebbe essere compatibile l’alimentazione di un atleta con la nostra, appassionati della buona cucina.

Pensavo che oramai tutti i grandi chef studiano in modo molto approfondito la corretta disciplina dell’alimentazione, la digeribilità dei prodotti, il loro apporto calorico, per cui mi sono chiesto se questi due mondi debbano essere a forza così distanti, mi riferisco soprattutto nell’attenzione al gusto.

Per la verità è stata una gradita sorpresa constatare che il Presidente De Laurentiis sia un preparatissimo gourmet. “Il miglior pesce di Roma si mangia al San Lorenzo in Via dei Chiavari”, nonché altrettanto attento al mondo del vino, “Preferisco i rossi, ma un fiano di Pietracupa e il trebbiano di Valentini non mancheranno mai nella mia cantina”.

Ecco perché, a maggior ragione, mi è sembrata strana l’assenza di un cuoco di fiducia in cucina che sapesse bene coniugare queste due esigenze, solo apparentemente contrapposte, come il cibo sano e un gusto accettabile, nonostante la buona volontà, la disponibilità e la cortesia di tutto lo staff dell’hotel Rosatti, sede estiva del ritiro del Calcio Napoli.

Per approfondimenti: http://www.gazzettagastronomica.it/2013/a-tavola-con-i-calciatori/

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