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Lo scienziato Giordano: anche negli Usa problemi ambientali seri, ma lì chi sbaglia paga caro

La terra dei fuochi è finalmente argomento di interesse nazionale. Ma come devono comportarsi i cittadini di fronte alle tante notizie che ogni giorno vengono pubblicate? Come difendersi da questi maledetti veleni e che cosa fare per il futuro? A queste domande cerca di rispondere, attraverso Parallelo41, il professore Antonio Giordano scienziato di fama mondiale nella lotta ai tumori, napoletano, direttore dello “Sbarro Institute for Cancer Research” della Temple University di Philadelphia.

de biase parlafotoLe ultime analisi dell’Istituto superiore hanno svelato che 20 chilometri quadrati sono ormai come morti. Non si potranno coltivare ortaggi su quel terreno. Cosa devono subito fare le istituzioni per ridurre il rischio cancro nella Terra dei fuochi?
“Le istituzioni devono continuare a individuare le aree avvelenate dai rifiuti tossici e iniziare subito le opere di bonifiche e prevenzione sulla popolazione”.

Anche comprare un chilo di pomodori fa paura perché non se ne conosce la provenienza. Ma il rischio di ammalarsi per aver mangiato ortaggi avvelenati in che modo si manifesta, dopo quanti anni dal consumo e dopo quale quantità?
“Mi rendo perfettamente conto delle difficoltà dei cittadini perché sono le medesime che vivo quando soggiorno a Napoli. Tuttavia, bisogna evitare il panico e cercare di acquistare prodotti ortofrutticoli di cui sia possibile accertare la provenienza. Per quanto riguarda il rischio di ammalarsi nessuno è in grado di stabilire in quali quantità , in quanti anni dal consumo di alimenti “avvelenati” la malattia possa manifestarsi. Bisognerebbe innanzitutto capire quale o quali sono le sostanze oggetto di avvelenamento. E proprio questo è uno dei problemi più grandi rispetto alle tonnellate di ecoballe di Giugliano, la cui estensione è pari a 2600 campi di calcio e di cui nessuno conosce la composizione”.

Il commissario alle bonifiche, Mario De Biase, sostiene, in base agli studi dell’Istituto superiore, che i prodotti coltivati su quei 20 chilometri quadrati morti di Giugliano sono comunque genuini. Non presentano segni di tossicità. Come è possibile , professore?
“Posso intuitivamente dubitare di quanto dichiarato dal Commissario De Biase, ma non posseggo i dati scientifici relative a quelle zone e lei sa bene che il mio è un lavoro scientifico”.

Ma lei si fiderebbe? Lei li mangerebbe o li farebbe mangiare ai suoi figli, quei prodotti?
“Evidentemente no”.

Qual è l’atteggiamento dei media americani rispetto alla questione rifiuti in Campania?
“C’è molto interesse. Gli americani amano l’Italia e la Campania. Pompei, Ercolano, Capri, Ischia, la Costiera sono dei veri e propri “must” da visitare almeno una volta nella vita. Oltre a questo la visione dell’americano è ormai quella di un mondo globale. È impensabile ritenere che l’inquinamento della Campania non si ripercuota sul resto dell’Italia e sugli Stati Uniti. Per cui c’è preoccupazione. Quello che posso dire con certezza è che l’America non è un Paradiso. Anche lì ci sono pecore nere e problemi collegati all’ambiente. Però chi sbaglia paga personalmente e con ingenti risarcimenti per i danni arrecati agli altri e all’ambiente. Questa è una certezza”.

Professore, parteciperà al pranzo che il nostro giornale, Parallelo41, ha organizzato per il 2 novembre
“Prometto di fare del mio meglio essere presente e per non perdere un incontro così speciale”.
g.l.

Per approfondimenti

http://paralleloquarantuno.it/?p=6915

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