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È quanto suggerisce uno studio condotto da Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute per la ricerca sul cancro di Philadelphia, a partire dalle schede di dimissione ospedaliera.

Meno interventi demolitivi, più operazioni conservative. In Italia la cura del tumore al seno sta cambiando, come testimonia un nuovo studio, pubblicato sull’International Journal of Experimental and Clinical Cancer Research, realizzato da Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute per la ricerca sul cancro della Temple University di Philadelphia. L’analisi è stata condotta a partire dalle schede di dimissione ospedaliera: i ricercatori hanno preso in considerazione l’archivio nazionale del Ministero della Salute e hanno così calcolato il numero di interventi chirurgici (mastectomie e quadrantectomie) effettuati tra il 2001 e il 2008 a seguito di una diagnosi di tumore al seno.

Lo studio. Dall’analisi sono emersi in totale 328.888 interventi (117.762 mastectomie e 211.126 quadrantectomie). Il numero totale di mastectomie, nel periodo di tempo considerato, è diminuito, passando da 15.754 nel 2001 a 14.197 nel 2008, ma dall’analisi dei dati per gruppi d’età è emerso che la riduzione ha interessato solo le donne tra i 45 e i 74 anni, mentre il numero di operazioni è rimasto uguale per le donne tra i 25 e i 45. Il numero di quadrantectomie è invece aumentato in tutte le classi di età, passando da 22.140 nel 2001 a 30.000 nel 2008.

L’analisi per macro aree (Nord, Centro e Sud), ha confermato la riduzione del numero di mastectomie, nonostante la presenza di discrepanze territoriali, dovute probabilmente a differenze nella copertura e nella partecipazione ai programmi di screening. Le quadrantectomie sono invece aumentate significativamente in tutte le regioni, con un picco in quelle del Sud Italia, dove sono passate da 3.812 nel 2001 a 6.538 nel 2008.

L’importanza dei numeri. “Il cancro è anche una questione di numeri”, ha spiegato Giordano. “Identificare il numero preciso di casi di tumore in relazione alla popolazione e alle aree geografiche è fondamentale per orientare le strategie di salute pubblica verso al prevenzione del cancro e la diagnosi precoce”. Per fare questo, secondo i ricercatori, i dati provenienti dall’Associazione Italiana dei Registri Tumori (Airtum) potrebbero non essere sufficienti. L’attività di registrazione dei tumori in Italia infatti non avviene sull’intero territorio nazionale, ma è organizzata in una rete di 37 registri che agiscono a livello locale. Sebbene forniscano dati preziosi, questi si riferiscono solamente al 40% della popolazione, con forti disparità geografiche tra Nord e Sud.

Secondo Giordano, per avere una fotografia completa di cosa succede in Italia, questi dati andrebbero affiancati a quelli provenienti dall’archivio nazionale delle schede di dimissione ospedaliera. “Il nostro scopo era quella di sviluppare nuovi strumenti da affiancare all’attività dei registri dei tumori nella sorveglianza sanitaria delle patologie neoplastiche. I risultati hanno dimostrato l’utilità epidemiologica dei dati dell’archivio nazionale delle schede di dimissione ospedaliera nell’identificare i pazienti sottoposti a chirurgia per via di un tumore”, ha concluso Giordano.

http://la.repubblica.it/saluteseno/news/in-italia-calano-le-mastect...

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