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di Antonio Giordano
Ordinario di Anatomia ed Istologia Patologica Università degli Studi di Siena e presidente del comitato scientifico della Human Health Foundation Onlus

 

 

Ieri sera alle ore 21.00, al teatro sala Umberto, e' andata in scena l'iniziativa teatrale del chirurgo e senatore pd Ignazio Marino: "Testamento biologico. Sentimenti e diritti a confronto" per riportare l'attenzione sul progetto di legge che si discutera' nei primi giorni di marzo alla Camera su "Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento" piu' conosciuto come biotestamento.
All'evento teatrale hanno partecipato Beppino Englaro, padre di Eluana, ragazza rimasta in stato vegetativo per 17 anni e Roberto Saviano che, impedito nel movimento per problemi di protezione, ha voluto contribuire all'evento, inoltrando un significativo video messaggio. "Beppino Englaro" - ha detto Roberto Saviano -"avrebbe potuto terminare l'accanimento terapeutico su Eluana in maniera clandestina, ormai lo tollerano negli ospedali, ad ogni livello per i malati di cancro cosi' come per le persone che vivono stati gravi di coma e invece no, si e' rivolto alle Istituzioni per avere da queste la risposta".
Una battaglia coraggiosa quella di Beppino Englaro rivolta alla liberta' di scelta sulle terapie alla fine della vita. Una battaglia che il pd ha deciso di sostenere e fare propria e di cui e' convinto il senatore Ignazio Marino da anni impegnato per l'approvazione di una legge sul testamento biologico. "L'imposizione di terapie per legge" ha affermato Marino "non e' tollerabile e la legge che la destra vuole approvare non sara' accettata ne' dai cittadini e nemmeno dai medici e dagli infermieri. Noi sosteniamo che sulle decisioni che riguardano il fine vita non puo' decidere solo chi ha vinto le elezioni, per questo e' fondamentale che tutta la societa' faccia sentire la propria voce e affermi con forza il proprio orientamento".
Una visione condivisa anche dal sottoscritto che auspica una legge giusta che rispetti il diritto alla salute ma che non obblighi il cittadino alle terapie.

 


 


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