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Commento su articolo apparso sul sito del CORRIERE.

E’ sicuramente condivisibile il messaggio emerso dal recente Congresso della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) in cui si sottolinea l’importanza di optare per una chirurgia non demolitiva, se il tumore dell’endometrio è diagnosticato in uno stadio precoce, consentendo di conservare la fertilità della donna. E’ però importante evidenziare uno studio condotto in America dal Dott. Bovicelli e dal Prof Montz e successivamente proseguito anche in Europa, in cui un gruppo di donne alle quali era stato diagnosticato un tumore dell’endometrio ad uno stadio iniziale e ad un grado ben differenziato, è stato sottoposto ad una terapia progestinica mediante applicazione di una spirale con una buona percentuale di remissione della malattia. Questo studio dimostra che ad uno stadio e grado iniziale della malattia l’approccio terapeutico può essere di tipo medico prima che chirurgico, consentendo anche in questo caso la preservazione della fertilità della donna.
E’ altrettanto vero ed ormai assodato che le donne con tumori ginecologici devono essere assolutamente curate da mani esperte. Il chirurgo generale è una figura che dovrebbe, nel tempo, estinguersi poichè si stanno formando, se non altro nei centri cittadini principali, unità operative di chirurgia ginecologica oncologica ben funzionanti. La nascita di una Onlus per infondere questa necessità rappresenta uno strumento ideale.

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