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L'esposizione a un comune pesticida agricolo porta ad alterazioni comportamentali nelle generazioni successive, che appaiono più ansiose e più sensibili allo stress del normale.
Il risultato, ottenuto su ratti, pone la questione del possibile impatto di molte sostanze
disperse nell'ambiente sul comportamento e sui disturbi mentali anche nell'essere umano.
Pubblicato sulla rivista Le Scienze il lavoro degli studiosi David Crews e Michael Skinner, che hanno esposto dei topi gravidi al vinclozolin, sostanza fungicida per frutta e verdure, per studiare l'influenza sugli animali. 

Studiando successivamente la terza generazione della prole dei ratti, gli scienziati hanno scoperto che questi erano più ansiosi, più sensibili allo stress e hanno scoperto un’attività più grande nelle aree cerebrali legate allo stress rispetto ai discendenti dei ratti normali.
 “Non c'è dubbio che stiamo assistendo a un notevole incremento di patologie quali l'autismo o il disturbo bipolare, e credo che ciò sia da attribuire a qualcosa di più della sempre più accurata capacità diagnostica”, ha concluso Crews. “Quale spiegazione possiamo avanzare? Sicuramente viviamo in un mondo più frenetico e stressante che in passato, ma forse non basta: potremmo ipotizzare che oltre a ciò rispondiamo in modo differente perché abbiamo avuto una diversa esposizione ai contaminanti”.

 L'articolo intero:  LE SCIENZE

foto:National Library of Medicine (NLM)

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