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Sulla vicenda degli arresti all'Istituto Pascale, il commento del prof. Antonio Giordano

Articolo del Mattino

http://www.ilmattino.it/primopiano/cronaca/napoli_corruzione_nelle_...

Commento Prof Giordano

Ecco i risultati di uno scempio che ha radici antiche. "La cupola" responsabile di questo scempio e' ancora a piede libero. Nel 1987 accadeva questo come ho scritto in Monnezza di stato. Le terre dei fuochi nell'Italia dei veleni e in Campania Terra di Veleni
" L’esperienza statunitense mi ha insegnato che il segreto del successo è la semplice valorizzazione del merito e l’esistenza di un rapporto trasparente fra ricerca, istituzioni e mondo finanziario.
In Italia, purtroppo, non è sempre così.
La politica cerca di influenzare la scienza asservendola alle proprie esigenze e, sempre più spesso, ricevo la conferma che chi ne sfida il paradigma economico e politico viene emarginato.
Mio padre, e io con lui, ne abbiamo fatto esperienza personale.
Avendo speso la propria vita, promuovendo costantemente l’etica nel sistema medico, anteponendo la passione, la solidarietà e l’empatia verso il paziente a logiche politiche e di potere, nel 1987 mio padre Giovan Giacomo, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori “Fondazione G. Pascale” di Napoli, anticipando i tempi della nota “tangentopoli” e della stagione “mani pulite”, denunciò irregolarità nell’assunzione di stenodattilografe presso il predetto Istituto.
Al termine dell’indagine furono arrestati il vice presidente e due componenti del Consiglio di Amministrazione dell’Ente.
Seguiva una lettera a firma dei colleghi primari del Pascale di bassissimo livello culturale e professionale, all’esito della quale il Ministero della Salute nominava una commissione “ad hoc” presieduta dal Professor Umberto Veronesi che, - negli anni successivi, sarebbe diventato Ministro della Sanità, sostenitore del nucleare in Italia e dell’innocuità dei termovalorizzatori e molto altro-, per valutare la qualità della ricerca scientifica sviluppata presso l’Istituto.
Conclusasi quella valutazione mio padre veniva rimosso “a divinis” anche se il reale motivo della sua “decapitazione” risiedeva nel non essersi piegato alle logiche di potere, nel non aver compiaciuto un sistema che oggi esplodendo ha fatto sprofondare nel baratro la sanità campana.
I colleghi firmatari di quella missiva si erano prestati a quella immotivata e ingiusta “decapitazione” dietro la promessa dei politici allora in auge (e appartenenti ai partiti della #DC, del #PSI, del #PLI e parte del #PCI) di incarichi universitari nelle scuole di specializzazione, di borse di studio, di appalti milionari per sé o per i propri figli.
“Il complotto” fu completo solo quando fu “dato in pasto” alla stampa.
Giornalisti compiacenti o forse inconsapevoli, etichettarono quei comportamenti vili, falsi, abietti, dominati dalla corruzione e dall’affarismo sotto lo slogan di: “Rilancio scientifico del Pascale”.
Si compiva una pagina nera dell’oncologia italiana. Con la destituzione di mio padre dal suo incarico si concretizzava la vendetta dei politici del tempo e di quelle lobby di potere privato che avevano trovato in lui un ostacolo nella struttura pubblica.
Quanto a mio padre, nonostante tutto, grazie alla sua professionalità, continuò a dedicarsi ai suoi studi scientifici e all’insegnamento universitario dell’anatomia patologica, continuando a conseguire grandi riconoscimenti da parte della comunità scientifica internazionale.
Alcuni dei componenti del suo gruppo di ricerca, rimastigli fedeli, - come lo aveva messo in guardia un magistrato che oggi svolge la sua professione in noti programmi televisivi -, vennero emarginati e ostacolati nella progressione di carriera. La lealtà a mio padre era fonte di conseguenze negative.
Ho raccontato questi episodi familiari e personali nel tentativo di fornire un esempio concreto delle forti commistioni che esistono tra sanità e politica e per rivendicare la necessità di autonomia, d’indipendenza della scienza in generale e della sanità in particolare.
Allora come oggi, solo una ricerca libera, autonoma e non condizionata dalla politica e dalle sue esigenze, può rappresentare una reale opportunità di crescita per la nostra sanità pubblica, anche se come diceva Norberto Bobbio: «Bisogna essere indipendenti dalla politica, ma non indifferenti alla politica»."

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