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Lo aveva denunciato per la prima volta tre anni fa proprio dalle colonne di Ottopagine. «La Camorra ha sversato per anni rifiuti tossici nelle campagne irpine e ora le popolazioni di alcuni territori interni sono dieci volte più esposte al rischio di contrarre tumori».
Quella denuncia partiva da dati scientifici, un grosso lavoro di ricerca che è stato racchiuso in un libro: “Campania terra di veleni”, che il professore Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research di Philadelphia nonché direttore scientifico del Crom di Mercogliano, ha scritto a quattro mani con il professore Giulio Tarro, primario emerito di virologia al Cotugno di Napoli.


Il libro è diventato un caso, perché per la prima volta degli scienziati hanno provato a dire le cose come stanno, e cioè che che trent’anni di camorra e di rifiuti tossici non correttamente smaltiti costano alle zone di Napoli nord e di Caserta Sud un indice di mortalità del 9,2 per cento in più fra gli uomini e del 12,4 per cento per le donne, e che in tutta la Campania ci si ammala di tumore il 47 per cento in più rispetto al resto del Paese.


A 35 anni di distanza dalla pubblicazione di Salute e Ambiente in Campania scritto da suo padre, Giovan Giacomo Giordano, primario anatomo patologo del Pascale, lei raccoglie il testimone sui disastri ambientali in Campania. Cosa è cambiato?


«Direi che il cambiamento consiste in un evidente peggioramento delle condizioni ambientali e della salute dei cittadini, confermate dalle indagini della magistratura che hanno accertato piu’ volte nel tempo lo sversamento illegale di rifiuti tossici e dall’aumento delle patologie tumorali e delle malformazioni alla nascita»
Perché è ancora così difficile dimostrare con assoluta certezza la correlazione tra inquinanti e tumori? Il nesso di causalità è un problema di ordine scientifico o meramente politico?


«A mio modo di vedere il problema e’ di natura politica. Gli amministratori sono in netto ritardo rispetto alla salvaguardia dell’ambiente e tendono a trincerarsi dietro il problema del nesso di causalità. In realta’ se è vero che non sempre si conoscono tutte le sostanze contenute nei rifiuti tossici illegalmente sversati, e’ altrettanto vero che conosciamo gli effetti cancerogeni di materiali come il cadmio, l’arsenico, il cobalto, l’amianto, il mercurio, il piombio, il rame, il berillio, il benzopirene, il cloruro di vinile, le diossine e i furani, il pbc, i fitofarmaci, ecc. In sostanza se da una parte si sono amplificati i casi di tumore dall’altro si sono diffuse malattie come la sindrome da fatica cronica, la sindrome di Sjogren e la sensibilita’ cronica multipla»


Quali tipologie di tumore si presentano con più frequenza, dove e quali le cause?
«Certamente i tumori al polmone, alla mammella, leucemie anche se bisogna distinguere a secondo dell’esposizione alle differenti sostanze»


E l’Irpinia? Questa terra è considerata da molti un’isola felice, ma è davvero così?
«Purtroppo no. Qui e’ stata smaltita un’ enorme quantità di amianto proveniente da tutte le regioni di l’Italia. Ma anche altri tipi di rifiuti sono stati portati dai tir delle organizzazioni criminali nelle campagne meno popolate. Ora bisogna alzare il livello di guardia, controllare e monitorare, ma soprattutto va educata la popolazione sui danni potenziali alla salute. Non si deve sottovalutare neanche il danno delle onde elettromagnetiche. A Sperone abbiamo condotto una lunga battaglia. Le onde possono essere coinvolte nello sviluppo di importanti patologie al sistema nervoso».


Come si affronta il problema? Chi deve fare lo screening?
«Bisognerebbe creare dei laboratori ad hoc per controllare periodicamente la popolazione. La classe politica non deve coprire, ma creare le condizioni per scoprire le aree a rischio e attivarsi con tecnici competenti sul posto per la prevenzione sanitaria».

Per approfondimenti: http://avellino.ottopagine.net/2013/05/04/tumori-e-rifiuti-irpinia-...

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