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Un miliardo e mezzo per la sanità pubblica ecologica. Al via il progetto finanziato dal Recovery Fund

Il progetto verrà presentato a metà settembre ed è stato affidato dai Ministri Speranza e Costa e dal Viceministro Sileri al professor Antonio Giordano (Sbarro Institute di Philadelphia e Università di Siena)

Un miliardo e mezzo di euro dal Recovery Fund per un progetto di valorizzazione della sanità pubblica ecologica. Risorse importantissime per sviluppare un modello di tutela della salute pubblica che abbia uno sguardo molto ampio e che parta dalle tematiche ambientali per analizzare i loro effetti sulle patologie più diffuse. Il progetto verrà presentato a metà settembre ed è stato affidato al professor Antonio Giordano (oncologo e genetista), direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia e docente ordinario di Anatomia all’Università di Siena. Ne abbiamo parlato con lui.

Professor Giordano, si parla di un modello di sanità pubblica ecologica: in cosa consiste?

«L’idea è di implementare un vasto programma di sanità pubblica ecologica, focalizzato sulle problematiche di salute connesse all’esposizione ad inquinanti ambientali. Il progetto prevede non solo l’individuazione dei livelli di inquinanti e il loro monitoraggio nei diversi comparti ambientali, ma anche la rilevazione di biomarcatori e di nuove formule efficaci di prevenzione primaria, secondaria e terziaria. Sono stato incaricato dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, dal Ministro della Salute Roberto Speranza e dal Viceministro Pierpaolo Sileri a coordinare un pool di esperti, tra cui l’epidemiologo Giovanni Baglio del Ministero della Salute e Iris Maria Forte, PhD in Genetica Oncologica dell’INT Fondazione “Pascale” di Napoli, ad effettuare una sperimentazione, improntata ai principi della Global Health, preliminarmente in aree territoriali selezionate, per poi estendersi a tutto il territorio nazionale».

Può fornirci qualche informazione più dettagliata sul progetto? A quanto ammontano le risorse previste e quali saranno i vari step?

«Il progetto sarà presentato intorno alla metà di settembre e per esso è previsto un fondo di circa un miliardo e mezzo di euro. Tale cifra è giustificata dal fatto che la tematica riguardante la stretta connessione tra ambiente e salute è estremamente vasta, comprende svariati fattori e una molteplicità di azioni da compiere e attori da coinvolgere, non ultime le comunità residenti nei siti individuati. Per questo, il progetto è caratterizzato da varie fasi e attività volte a costruire un modello globale, sistemico, di governo della complessità».

Che risvolti avrà per la vita dei cittadini italiani?

«I nostri studi porteranno alla individuazione e successiva necessaria bonifica dei siti inquinati e questa è già una prima e importante forma di prevenzione primaria per i cittadini. Ma il progetto prevede anche una riorganizzazione delle strutture sanitarie, in modo da massimizzare la qualità dell’assistenza sanitaria per tutta la popolazione. Infine, è importante sottolineare in questo momento come la tutela dell’ambiente sia estremamente utile anche al fine di contrastare lo sviluppo di epidemie/pandemie. Tra le varie cause di insorgenza e propagazione di queste ultime, c’è anche un alterato equilibrio tra l’uomo e l’ambiente in cui vive».

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